Alessandro Roccavilla, ethnographe par hasard

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2003

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Patrizia Ciambelli et al., « Alessandro Roccavilla, ethnographe par hasard », Le Monde alpin et rhodanien. Revue régionale d’ethnologie, ID : 10.3406/mar.2003.1814


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Résumé It

Alessandro Roccavilla, un etnografo per caso. Alessandro Roccavilla (Moretta 1865-Biella 1929), è un tipico intellettuale di provincia e rappresentante del notabilato locale del suo tempo. Nel 1909 Lamberto Loria, gli propone di coordinare la raccolta di oggetti in Piemonte e Valle d'Aosta per la Mostra di etnografia italiana di Roma del 191 . Roccavilla riesce a dai vita a una fitta rete di collaboratori locali, reclutati fra parenti, co-noscenti, con l'apporto determinante di molti membri del Club Alpino Italiano, anche perché l'area maggiormente interessata dalla raccolta è proprio quella alpina, dove si concentrano le ricerche e da cui proverrà la maggior parte degli oggetti inviati a Roma. La predilezione per i prodotti esteticamente più significativi dell'artigianato popolare si iscrive tanto in un interesse per le arti applicate, quanto in un récupéra delle «piccole industrie alpine » da salvaguardare in una logica di sviluppo econo-mico, alternative) e complementare a quello industriale. La mancata affermazione di un Museo «nazionale » di arti e tradizioni popolari, l'assenza di enti deputati alla conservazione sistematica del patrimonio etnografico su scala régionale, ma ancor più di un interesse culturale e di un'attenzione scientifica per la cultura materiale fanno délia raccolta di Roccavilla un episodio isolato, privo di durature conseguenze e di significative influenze. La stessa Mostra dell'll -che ci appare oggi, nonostante tutti i suoi limiti, come uri momento alto nella raccolta e co-municazione del patrimonio etnografico -non ha prodotto né una tradizione di studi e di ricerche sulla cultura materiale, alpina e non, né istituzioni museali in grado di competere con la sua spettacolarità e popolarità. Frutto dell'appassionata opéra di molti bravi dilettanti, per lo più — come Roccavilla -«et-nografi per caso », essa ci ha fortunatamente lasciato una si-gnificativa collezione, che coesiste con le moite raccolte e i piccoli musei locali, sorti negli ultimi decenni in un contesto profondamente mutato, ma nuovamente privi -salvo episodi isolati -del sostegno e indirizzo di un metodo scientifico e di un impegno di tutela sistematico. Per trovare esiti diversi è ne-cessario indirizzarsi all'opera dei linguisti e dei dialettologi, la cui ricerca non ha prodotto collezioni e musei, ma una documentazione fotografica e lessicale sulla cultura materiale che, in Italia almeno, resta forse la fonte più significativa per la conoscenza delle tradizioni popolari non solo in ambito alpino.

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