26 juin 2018
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Maria do Rosário Girão Ribeiro dos Santos, « PARIS... c’est pas fini! », Carnets, ID : 10.4000/carnets.7736
La partenza e la permanenza in un paese straniero implicano un doppio movimento di invasione/evasione fondato sulla dicotomia identità/alterità, io/altro, qui/oltre o, più concretamente, sull’antinomia appropriazione/allontanamento. A tale proposito, Parigi, spazio mitico per eccellenza, si offre allo sguardo d’attesa del neofita che lì si rifugia, per ragioni di apprendimento letterario sfociando nel desiderio di concretizzare una vocazione (è il caso di París non se acaba nunca d’Enrique Vila- Matas), di trionfare individualmente e socialmente (El síndrome de Ulises di Santiago Gamboa presenta testimonianze varie per quanto riguarda l’immagine della capitale francese in una data congiuntura) e di trovare un rifugio sicuro per un esilio forzato (l’emigrazione in Francia, al tempo di Franco, narrata da Almuneda Grandes in El corazón helado). Da un lato, la figura del sogno e del miraggio; dall’altro, quella dell’ostilità e della disillusione…