«Moulin Rouge!» di Baz Luhrmann

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2007

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Marco Gurrieri, « «Moulin Rouge!» di Baz Luhrmann », HAL-SHS : histoire de l'art, ID : 10.6092/1826-9001.6.101


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Due sono gli aspetti che mi sono sembrati centrali nel tentativo di inquadrare Moulin Rouge! (2001) di Baz Luhrmann all'interno del dibattito sul rapporto tra musica e immagine: 1) la volontà del regista di dare nuovo lustro al genere del musical e, 2) l'impiego in tal senso delle tecniche e del linguaggio del cinema post-moderno. Partendo dal primo punto mi sono posto il problema di verificare quali siano le coordinate del genere musical e di individuare di conseguenza quali possano essere stati i luoghi di intervento focalizzati dal regista nell'attuare i suoi propositi. Apparentemente intuitiva, la definizione di musical – uno spettacolo teatrale o cinematografico in cui si avvicendano musica e recitazione – è tutt'altro che priva di insidie, soprattutto se ai pronunciamenti degli studiosi di musical si cerca di trovare puntuali conferme nella vasta produzione teatrale o, come nel nostro specifico, in quella cinematografica. Un po' di ordine in tal senso lo ha fatto Rick Altman, che ha affrontato l'argomento in maniera sistematica. Eppure, nonostante il suo contributo, esistono ancora sacche di resistenza e definizioni problematiche come quella data da Gerald Mast, che intercetta nel musical il predominio dei numeri musicali sulle parti recitate – in termini di valore e di maggior peso nell'intrattenimento. Ovviamente questa definizione va bene nel caso, ad esempio, di Jesus Christ Superstar (Jewison, 1973) che è cantato quasi integralmente, ma crea non pochi imbarazzi una volta applicata a The Wizard of Oz (Fleming, 1939) in cui i brani musicali intervengono più sporadicamente e da un certo punto in poi della pellicola. Sulle origini e strategie di spettacolo utilizzate nel musical sembra invece ci siano maggiori convergenze. Tutti gli studiosi e voci di dizionario concordano infatti nell'attribuire al genere delle origini popolari, da collocare grosso modo tra la fine del XIX e l'inizio del XX secolo negli Stati Uniti. La connotazione popolare è da imputare principalmente al fatto che questo genere di spettacoli – all'inizio solo teatrali – nacque, a quanto sembra, per venire incontro alle difficoltà linguistiche degli immigrati presenti sul territorio americano: il commento musicale serviva a creare una sorta di aspettativa su ciò che sarebbe accaduto in scena anche senza che lo spettatore avesse compreso per intero il testo verbale. Ma non solo. Di popolare il musical ha anche le ascendenze artistiche, individuate dagli studiosi forse con un po' troppo di nonchalance in alcuni generi teatrali popolari europei: l'operetta, il vaudeville e la burlesque

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