L’amministrazione dei sacramenti nella prima evangelizzazione missionaria dell’America indigena : osservazioni e commenti da un punto di vista antropologico

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2009

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Antonino Colajanni, « L’amministrazione dei sacramenti nella prima evangelizzazione missionaria dell’America indigena : osservazioni e commenti da un punto di vista antropologico », Mélanges de l'école française de Rome, ID : 10.3406/mefr.2009.10585


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Partendo da alcune considerazioni sui rapporti tra antropologia e ricerche storiche, si evidenziano alcuni caratteri dell’incontro-scontro tra diverse visioni del mondo e culture, che mette alla prova la capacità dei missionari di trasmettere in maniera efficace il messaggio evangelico. E ciò anche per la carenza di norme specifiche provenienti dalla Chiesa romana, nel campo dell’amministrazione di sacramenti come il battesimo, l’eucaristia, la confessione, il matrimonio. Viene proposta, per illustrare concretamente la difficile opera di gestione degli aspetti rituali quotidiani del messaggio cristiano, una comparazione tra tre fonti diverse, che trattano il tema dei sacramenti nel contesto delle missioni americane nel ‘500-‘600. La prima fonte è il De produranda indorum salute del Gesuita José de Acosta, del 1588 ; la seconda è il De las costumbres y conversión de los indios del Perù. Memorial a Felipe, IIo, dello stesso anno 1588, del sacerdote Bartolomé Álvarez. Mentre Acosta critica la mancanza, nei missionari, di impegno e di attitudini aperte nei confronti degli indigeni, nonché la mancanza di conoscenza delle lingue locali, Álvarez si lamenta del mancato appoggio che i preti residenti in zone periferiche ricevono dalla Chiesa ufficiale e dagli organi del Vicereame, e critica piuttosto gli indigeni andini, che a suo vedere sono ancora – dopo decenni dalla Conquista – dei pagani irriducibili. Acosta affronta le questioni a un livello metodologico-teorico e si esprime a favore di una riforma radicale dell’azione missionaria, proprio a partire dall’analisi della difficile gestione dei sacramenti nell’azione quotidiana ; in Álvarez invece prevale la testimonianza diretta, e pessimistica, di un protagonista del mondo marginale della Chiesa missionaria, che si muove al di fuori di un ordine religioso e completamente abbandonato a sé stesso dalla inefficienza della chiesa secolare. Infine viene analizzata l’opera, più tarda, di un giurista come Alonso de la Peña Montenegro, che nel 1668 scrive un ponderoso compendio di norme per l’azione quotidiana dei parroci, nel quale la gestione dei sacramenti appare come tema centrale e peculiare (Itinerario para párrocos de indios). Quest’opera conclude un cammino storico accidentato di quasi due secoli sull’azione della chiesa missionaria nel campo dell’amministrazione dei sacramenti. 1668 scrive un ponderoso compendio di norme per l’azione quotidiana dei parroci, nel quale la gestione dei sacramenti appare come tema centrale e peculiare (Itinerario para párrocos de indios). Quest’opera conclude un cammino storico accidentato di quasi due secoli sull’azione della chiesa missionaria nel campo dell’amministrazione dei sacramenti.

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