«Siamo una famiglia». Occupazioni abitative, sociétés à maisons e alienazione residenziale a Milano

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30 juin 2021

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Giacomo Pozzi, « «Siamo una famiglia». Occupazioni abitative, sociétés à maisons e alienazione residenziale a Milano », Archivio antropologico mediterraneo, ID : 10.4000/aam.3949


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A partire da una ricerca etnografica iniziata nel 2015, il saggio intende analizzare alcune peculiari forme di legami e del “farsi famiglia” nel contesto di un progetto di occupazione abitativa sito nella prima periferia di Milano. La riflessione si focalizza sul Comitato di Gestione del progetto e sulla sua struttura, proponendo un’analisi delle interconnessioni tra pratiche di squatting, legami di parentela e domesticità temporanea. L’obiettivo è elaborare, attraverso una maggiore profondità etnografica, un’intuizione presentata da Starechesky in un articolo dedicato alla vita di uno squat newyorkese, nel tentativo di problematizzare una concettualizzazione che prevede che i legami famigliari si riproducano esclusivamente attraverso il sangue e il matrimonio. Nel caso presentato, questi sembrano infatti riprodursi principalmente attraverso pratiche di condivisione. Questa considerazione invita a dialogare con la nota formulazione di Lévi-Strauss di société à maisons, nel tentativo di analizzare, non senza limiti e criticità, che verranno ampiamente discussi, le comunità residenti negli squat alla luce del concetto di house society. A partire da questa suggestione, il tentativo è quello di porre le basi per un dibattito relativo alle pratiche e alle politiche di squatting a partire da una prospettiva inusuale, attenta ai legami e alle reti di relazione posti in essere in questi peculiari spazi abitativi.

Starting from ethnographic research begun in 2015, the essay seeks to analyse some specific forms of relationship and “family-making” in the context of a squatting project in the outskirts of Milan. The discussion focuses on the Project Management Committee and its structure, proposing an analysis of the interconnections among squatting practices, family ties and temporary domesticity. The goal is to use thick ethnographic material to flesh out an insight presented by Starechesky in an article dedicated to the life of a New York squat, in an attempt to problematize a conceptualization according to which family ties are reproduced exclusively through blood and marriage. In the case presented here, such ties seem to be reproduced mainly through sharing practices. This consideration invites us to dialogue with Lévi-Strauss’s well-known formulation of société à maisons in an attempt to analyse the communities residing in these squats in light of the concept of house society, albeit with certain analytical limits and problematic aspects that are thoroughly dissected in this essay. Setting off from this suggestion, the attempt is to lay the foundations for a debate about squatting practices and policies from an unusual perspective, one that is attentive to the bonds and networks of relationships established in these unique living spaces.

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