8 juin 2021
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Paola Vitolo, « Reimpiego e rilavorazione di due sculture del Medioevo napoletano tra Tino di Camaino e i fratelli Pacio e Giovanni Bertini », Mélanges de l’École française de Rome - Moyen Âge, ID : 10.4000/mefrm.8730
All’interno del più generale fenomeno del reimpiego della scultura medievale in Età moderna la rilavorazione rappresenta un aspetto particolarmente intrigante. La continuità d’uso di un’opera d’arte, in funzioni analoghe o del tutto diverse da quelle originarie, veicola significati profondi: da un lato creando inattesi equilibri di tipo stilistico e semantico tra i pezzi reimpiegati e i nuovi contesti, dall’altro offrendo un riscontro materiale alla ricostruzione storica di equilibri e di dinamiche politiche e sociali, nonché ai processi di rivendicazione di continuità delle memorie familiari e delle istituzioni laiche ed ecclesiastiche. Con la rilavorazione, l’appropriazione del pezzo antico con i suoi valori simbolici e storici, si accompagna ad un dialogo sottile e spesso volutamente esibito tra diverse realtà che si trovano a convivere. I casi in esame in questo saggio, entrambi in Italia meridionale, rappresentano esempi delle varie sfaccettature e motivazioni che il fenomeno della rilavorazione può assumere. Se gli interventi quattrocenteschi sulla Santa Caterina d’Alessandria di Salaparuta (TP) sono probabilmente da inquadrare in un orizzonte di valutazione squisitamente estetico, esigenze di tipo celebrativo entrarono invece certamente in gioco nel reimpiego e nella rilavorazione di una lastra tombale trecentesca per il miles Giovanni Caputo († 1487) sepolto nella chiesa di San Lorenzo Maggiore a Napoli.