8 juin 2021
Ce document est lié à :
info:eu-repo/semantics/reference/issn/1123-9883
Ce document est lié à :
info:eu-repo/semantics/reference/issn/1724-2150
https://creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/4.0/ , info:eu-repo/semantics/openAccess
Paolo Cova, « Il reimpiego a Bologna: una lunga tradizione da Bertrando del Poggetto a Cesare Mattei », Mélanges de l’École française de Rome - Moyen Âge, ID : 10.4000/mefrm.8910
Nel territorio bolognese a causa di molteplici ragioni, della congenita mancanza di pietre e marmi al riutilizzo lapideo per fini ideologici o politico-dinastici, la pratica del reimpiego ha radici molto antiche. Il saggio si concentra su alcuni esempi di questa lunga storia tra Medioevo e modernità. Il primo è relativo all’altare marmoreo che Giovanni di Balduccio realizzò per la Rocca papale di Galliera. Dopo la distruzione del castello, nel 1334 l’ancona venne ricollocata in San Domenico per essere dispersa nel 1605. La seconda vicenda è quella dei capitelli bentivoleschi, scolpiti in momenti diversi per la Domus di Stra’ San Donato. Dopo che questa fu distrutta, i due notevoli manufatti furono montati nel portico di casa Bellei Dalle Tuate. L’ultimo episodio è relativo al collezionismo ottocentesco di Cesare Mattei, che riutilizzò notevoli sculture felsinee dei Dalle Masegne e di Jacopo della Quercia per decorare la sua eccentrica e bizzarra dimora: la Rocchetta a Riola di Vergato.