Angoscia esistenziale, attese di salvezza e nostalgia di Dio nella cinematografia di Ingmar Bergman

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Date

1 janvier 2019

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Esistenzialismo Soteriologia Ingmar Bergman Salvezza Nostalgia Teologia

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Giovanni Amendola, « Angoscia esistenziale, attese di salvezza e nostalgia di Dio nella cinematografia di Ingmar Bergman », Teología y vida, ID : 10670/1.pt4308


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Sommario: In questo articolo, analizzeremo da una prospettiva esistenzialista-soteriologica tre dei capolavori cinematografici di Ingmar Bergman, che si collocano tra la fine degli anni Cinquanta e l'inizio degli anni Sessanta del secolo scorso: Il posto delle fragole (1957), Come in uno specchio (1961) e Luci d'inverno (1963). La nostra riflessione sarà accompagnata da alcune domande fondamentali. È possibile rinvenire, a partire dall'angoscia esistenziale dei protagonisti di questi film, delle attese o, perlomeno, una nostalgia di salvezza? Il loro senso di nausea verso una vita che sembra sprofondare nell'oblio più angosciante lascia ancora aperto uno spiraglio verso una qualche luce che può penetrare per ridare speranza? È possibile ravvisare un bisogno di salvezza dalla morte e oltre la morte stessa? Cercheremo di mostrare come la richiesta di salvezza si declini innanzitutto come salvezza in questa vita attraverso la ricerca di relazioni interpersonali, nella prospettiva del vivere per gli altri e nella possibilità di amare gratuitamente, in una costante lotta di fronte all'angoscia esistenziale che sembra continuare a incombere e potrebbe ancora avere la meglio. Infine, quando la salvezza viene intesa come stabilità in una vita in balia delle onde del reale, essa viene riconosciuta nella presenza di Dio come garante dell'autenticità di ogni atto e desiderio di amore.

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