2021
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https://hdl.handle.net/20.500.13089/4ape
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https://doi.org/10.4000/books.pcjb
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Il contributo presenta e discute i dati ottenuti dalla sinergia di più ambiti specialistico-disciplinari, archeologia, antropologia, botanica e chimica biomolecolare, nello studio di alcuni contesti funerari provenienti da un settore della necropoli preellenica di Cuma (Campania), indagata recentemente dal Centre Jean Bérard. Nello specifico, in occasione del programma di ricerca ANR-MAGI, è stato possibile procedere all’identificazione e caratterizzazione, attraverso l’analisi biomolecolare, dei resti di sostanze organiche intrappolati nei vasi d’impasto provenienti dall’insieme dei corredi di quattro sepolture primarie a inumazione entro fossa terragna, di cui tre maschili e una femminile, inquadrabili nella prima Età del Ferro. L’analisi dei contenuti effettuata sulle ceramiche pertinenti a “contesti chiusi”, ha permesso di riconoscere i prodotti della vite, nella fattispecie il vino, quale sostanza predominante. Tale dato trova corrispondenza nella prevalenza di forme vascolari adatte alla gestione di sostanze liquide, veri e propri “servizi per il consumo e la manipolazione del vino” composti da forme quali l’askos, l’anfora, l’olla, la brocca biconica e la tazza. L’impiego di una bevanda fermentata, prossima al vino, nel rituale funerario indigeno cumano e il carattere di sito di frontiera, a contatto con le popolazioni del Lazio meridionale, invitano a riconsiderare Cuma nel contesto culturale del Mediterraneo e del Tirreno.