16 novembre 2016
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Riccardo Berriola, « Un gruppo di culle-tintinnabula del Museo Archeologico Nazionale di Napoli. », Les Carnets de l’ACoSt, ID : 10.4000/acost.922
Le culle-tintinnabula, i cui primi rinvenimenti provengono da corredi di sepolture infantili di Rodi, hanno un’origine databile ai primi decenni del V sec. a.C. Prodotti fittili di piccole dimensioni presentano sulla parte superiore a rilievo una figura di bambino in posizione supina con le gambe raccolte. In seguito questi oggetti trovano larga diffusione e diverse varianti iconografiche sempre in ambito greco, e solo successivamente, in età ellenistica, nelle regioni dell’Italia centro-meridionale, probabilmente attraverso la mediazione di alcuni dei più rinomati centri apuli per la produzione coroplastica come Egnazia e Taranto, nei cui contesti tombali risultano presenti già dal IV sec. a.C. Vengono ora aggiunti maggiori dettagli al rilievo, quali il lenzuolo, il cappuccio o le fasce del bambino, mentre, talvolta, la figura non rappresenta più semplicemente un qualsiasi mortale fanciullo, ma prende le sembianze di un erote alato.