Introduction: Ten Trips Around the Conceptual Galaxy of Otherness

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19 avril 2016

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Dell’Utri Massimo et al., « Introduction: Ten Trips Around the Conceptual Galaxy of Otherness », Rivista di estetica, ID : 10.4000/estetica.781


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Résumé En It

In introducing the present issue, we make clear that the concept of the other is susceptible to so multifarious declinations that it actually forms a conceptual galaxy. It is precisely this galaxy that the ten essays in the issue aim to shed light on. We then account for the basic ideas of each essay, and we stress the remarkable fact that they help to clarify how the concept of the other represents a useful means to undermine the purported divide between continental and analytic philosophy.

Nell’introdurre questo volume chiariamo come il concetto dell’altro sia suscettibile di essere declinato in modi così variegati che, a proposito di esso, dovrebbe piuttosto parlarsi di una galassia concettuale. I dieci saggi presenti nel volume ambiscono proprio a fare luce su tale galassia. Dopo aver presentato le idee centrali di ciascuno dei saggi sottolineiamo come essi costituiscano un episodio di pensiero paradigmatico di come filosofi cosiddetti “analitici” e “continentali” possano cooperare, nelle loro diverse prospettive, al chiarimento di un problema di interesse non solo per la filosofia ma per la società in cui ci muoviamo. Ecco solo un campione delle questioni, che si muovono intorno al concetto dell’Altro, che i saggi contenuti nel volume contribuiscono ad affrontare. Il relativismo culturale coglie nel segno? È realmente possibile istituire una rigida demarcazione fra “noi” e gli “altri”? Quanto profondamente le relazioni con gli altri formano il nostro Sé? L’istantaneità, che nell’età di Internet caratterizza sempre più le nostre relazioni con gli altri, pone una minaccia all’integrità dei nostri Sé? Che valore dovrebbe essere assegnato all’eccentricità in una società altamente stereotipata come la nostra? Come e in che misura è possibile una relazione comunicativa razionale non distorta e non violenta con l’altro da noi? L’ammissione di una radicale alterità è realmente in contrasto con quella di una realtà indipendente dalla nostra mente oppure è la realtà stessa nella sua indipendenza dalla mente a costituire l’alterità irriducibile con cui siamo confrontati? Che cosa c’è alla base della sensazione, che è così centrale della nostra esperienza della letteratura, di essere di fronte a qualcosa di radicalmente altro da noi (un mondo di finzione) ma anche di estremamente simile (le storie non parlano in fondo di noi stessi?). E cosa può rivelarci sulla nostra esperienza percettiva delle opere figurative quel fenomeno tipico del sentirsi seguiti dallo sguardo di un volto dipinto? Che ruolo retorico ha, e ha avuto, l’attribuzione di una radicale, e negativa, alterità nelle contrapposizioni teologiche e religiose?

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