18 décembre 2013
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Ezio Claudio Pia, « Ai limiti della cittadinanza : credito e appartenenza per Ebrei e Lombardi », Mélanges de l’École française de Rome - Moyen Âge, ID : 10.4000/mefrm.1305
Il nesso tra economia e cittadinanza mette in evidenza il processo di definizione delle forme e dei lessici dell’appartenenza civica. Questa, infatti, appare in larga misura cifrata attraverso le pratiche creditizie, costruite cioè su rapporti di credibilità e fiducia, all’interno di una civitas che nei secoli centrali del Medioevo e nella prima Età moderna va determinando – a partire da un’identità strettamente connessa alla fede cristiana – le caratteristiche dell’alterità e le conseguenti gradazioni dell’inclusione o dell’esclusione sociale. L’ambiguità civica attribuita agli Ebrei tra XII e XIV secolo, in particolare, costituisce il rovescio della trama che disegna « in positivo » la categoria della cittadinanza cristiana, costruita sull’onore civico e sulla capacità di partecipare al bene comune. Una condizione di incerta appartenenza che, attraverso un processo di derivazione discorsiva, può essere applicata a un gruppo di « quasi ebrei », o meglio di « giudei battezzati », i Lombardi, la cui presenza di lunga durata nel panorama finanziario europeo – tra XIII e XVII secolo – è connotata da una ricorrente oscillazione tra inclusione ed esclusione dalla civitas. Questa cittadinanza imperfetta è definita attraverso la categoria di usura che inquadra i comportamenti di chi non comprende le regole della convivenza economica e anzi potenzialmente contamina con la sua estraneità il corpo civico. I linguaggi e i meccanismi del credito contribuiscono, dunque, a definire Ebrei e Lombardi come categorie a rischio di esclusione, sulle quali converge lo stratificarsi dei lessici che costruiscono l’immagine di un’appartenenza imperfetta, i cui limiti, enfatizzati e per questo ben distinguibili, racchiudono il circuito degli inclusi, contribuendo a delinearne un’identità.