8 juin 2021
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Luciana Petracca, « Signori rurali e piccole comunità nel Quattrocento meridionale », Mélanges de l’École française de Rome - Moyen Âge, ID : 10.4000/mefrm.8681
L’articolo prende in esame una signoria minore di Terra d’Otranto, la baronia di Segine (oggi Acaya), comprendente, oltre all’omonimo casale, i centri di Vanze, Strudà, Vernole, Galugnano e parte di San Cesario, infeudata nel XV secolo ai Dell’Acaya, col fine di ricostruire il significato economico e sociale del possesso feudale di piccole comunità rurali. Fino al 1463, anno di morte del principe di Taranto, Giovanni Antonio Orsini del Balzo, la baronia di Segine fu un suffeudo della contea di Lecce, per poi essere elevata, come tutti gli ex domini orsiniani che non rientrarono nel regio demanio, a feudo in capite a rege. I registri dell’amministrazione principesca e i dati forniti da due inventari «de omnibus et singulis iuribus, redditibus, rationibus et proventibus», redatti nel 1502 per volere di Alfonso Dell’Acaya (uno relativo al casale di Segine, l’altro a Strudà), consentiranno, rispettivamente, di precisare i termini della relazione vassallatica di secondo livello, che legava i suffeudatari al principe di Taranto, e di conoscere, nel dettaglio, le forme della dipendenza personale dei vassalli (servizi obbligatori gratuiti e retribuiti) e le differenti tipologie del prelievo signorile (diritti gravanti sulle risorse agricole e sui commerci, erbatica e carnatica sulla produzione zootecnica, diritti giurisdizionali e fiscali, monopoli bannali sugli impianti produttivi ecc.). Alla luce delle fonti indagate, si cercherà inoltre di cogliere l’eventuale nesso tra mutamento degli assetti feudali della provincia idruntina, intervenuto a seguito della scomparsa del principe Orsini e della disgregazione del suo “Stato” in più complessi signorili di media, piccola e piccolissima estensione, e progressivo aggravio delle condizioni di dipendenza delle comunità sottoposte al dominio feudale.