Il destino dell’Europa nella riflessione di Carl Schmitt

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10 février 2022

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Stefano Pietropaoli, « Il destino dell’Europa nella riflessione di Carl Schmitt », Noesis, ID : 10.4000/noesis.5346


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L’obiettivo di questo saggio è duplice: da una parte, riconsiderare in quali termini la figura di Carl Schmitt possa essere considerata quella di un «pensatore europeo»; dall’altra, mettere in luce la particolare idea di Europa che agita molti degli scritti schmittiani dagli anni venti del Novecento fino al secondo dopoguerra. Tutto lascia supporre Schmitt sarebbe un fiero critico dell’assetto politico europeo attuale (e questo nonostante l’evidente primazia esercitata oggi dalla Germania sui partner europei). Il problema colto da Schmitt è la frizione tra una costruzione giuridica meramente formale e una entità giuridicamente definita ma dotata anche di vitalità politica. Lontana dall’essere il luogo per eccellenza della decisione, Schmitt intuisce che l’Europa comunitaria sarà un burattino, formalmente perfetto e tuttavia privo di quella vita che soltanto il «politico» è capace di donare.

The aim of this essay is twofold: on the one hand, to reconsider in what terms the figure of Carl Schmitt can be considered that of a “European thinker”; on the other, to highlight the distinctive idea of Europe that inspires many of Schmitt’s writings from the 1920s to the post-World War II period. Everything leads one to suppose that Schmitt would be a proud critic of the contemporary European political order (and this in spite of the evident primacy exerted by Germany today on its European partners). The problem Schmitt grasped is the friction between a purely formal legal construction and a legally defined entity that is also endowed with political vitality. Schmitt foreshadows a Europe which, far from being the place par excellence of decision-making, will rather be a puppet, structurally perfect and yet devoid of the life that only “politics” is capable of giving.

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