Sovrano pontefice e società di corte

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1997

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Renata Ago, « Sovrano pontefice e società di corte », Publications de l'École Française de Rome, ID : 10670/1.axa87z


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Il punto di partenza è una duplice constatazione : a Roma sia il «principe» sia la famiglia regnante sono destinati a cambiare di volta in volta e quindi non si può costruire una struttura stabile di fedeltà al sovrano : ad ogni nuovo pontificato cambia il sistema delle alleanze e la corte è indotta a schierarsi in maniera diversa ; a Roma non c'è un luogo fisico che si possa identificare con la corte : tutta la città compresa tra i due palazzi ponti- fici del Vaticano e del Quirinale lo è, e quindi la competizione per il prestigio si esplica sulla scena cittadina nel suo complesso. I papi sono perfettamente consapevoli di queste particolarità e provano, senza successo, a imporre al papato una continuità familiare che riesce una sola volta e solo ai Medici. Contemporaneamente essi intervengono sulla città in vari modi e in varie circostanze, con opere di sistemazione urbanistica, ma anche attraverso il mecenatismo ο ancora più «secolarmente» con le occasioni mondane. Ma, alla fine del XVII secolo, i papi rigoristi Innocenzo XI e XII decidono di cambiare radicalmente indirizzo, con l'intento di moralizzare il clero e di fondare la sovranità secolare su basi meno frivole, abbandonando la scena mondana, che i privati più abili e più potenti si affrettano però a egemonizzare. Ciò apre una contraddizione tra il sovrano-pontefice e la sua nobiltà, intralciando in maniera più ο meno significativa, a seconda della personalità del pontefice, il funzionamento del sistema di corte, e con ciò le fondamenta stesse della monarchia assoluta. Si riaprono così, nella struttura sociale, quegli spazi ad un sistema di corpi - famiglie, clientele, associazioni - che pontificati meno rigoristi erano forse riusciti a restringere.

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