La (parziale) rivincita di Marta : vita attiva e vita contemplativa in Enrico di Gand

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2009

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Pasquale Porro, « La (parziale) rivincita di Marta : vita attiva e vita contemplativa in Enrico di Gand », Publications de l'École Française de Rome (documents), ID : 10670/1.cvw0cm


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Enrico di Gand è uno dei pochi maestri scolastici a sostenere la superiorità della vita attiva su quella contemplativa, ribaltando così la gerarchia tradizionale tra le figure di Maria e Marta (o quella tra Rachele e Lia). Questa tesi, esposta soprattutto nella q. 28 del Quodl. XII (1288), non scalfisce il primato assoluto della contemplazione relativa alla fruizione e al fine ultimo della vita umana, e cioè della contemplatio patriae, e non riguarda neppure la contemplazione che avrebbe avuto luogo nello stato di innocenza, ma si applica unicamente allo stato della vita presente, e in particolare a quelle azioni che, in questa vita, vengono compiute propter alium ut propter proximum, cioè per l’utilità del prossimo (anche se tale modo di agire è pur sempre meritorio, secondo Enrico, solo se procura vantaggio non soltanto al prossimo, ma anche a sé). Le azioni o opere di questo tipo sono quelle proprie dello stato dei prelati, che è in sé più perfetto di quello dei religiosi, a cui appartengono invece come proprie le opere della vita contemplativa. Il primato relativo che Enrico attribuisce alla vita attiva dev’essere così interpretato nel contesto più generale dello scontro tra clero secolare e Ordini Mendicanti riaccesosi in conseguenza del privilegio in materia di confessioni concesso da Martino IV nel 1281con la bolla Ad fructus uberes.

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