Bianco, Rosso e Verdone e il silenzio dell'emigrante Pasquale Ametrano: oblii, voti di silenzio e testamenti anti-catartici

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2017

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Marcello Messina et al., « Bianco, Rosso e Verdone e il silenzio dell'emigrante Pasquale Ametrano: oblii, voti di silenzio e testamenti anti-catartici », HAL-SHS : histoire, philosophie et sociologie des sciences et des techniques, ID : 10670/1.f1me2e


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Vedere o rivedere il film a episodi Bianco, Rosso e Verdone, scritto, diretto e interpretato da Carlo Verdone nel 1981, 1 dopo intere esistenze, o quasi, vissute fuori dall'Italia, comporta confrontarsi brutalmente con l'episodio di Pasquale Ametrano, l'emigrante che torna dalla Germania per votare e percorre l'Italia da Nord a Sud verso Matera, sua città d'origine. Com'è noto, durante il viaggio Pasquale viene ripetutamente derubato, tanto da arrivare a Matera in condizioni precarie. Pasquale non dice una parola per l'intera durata del film, per poi finalmente esplodere in un lungo sfogo di fronte ai membri del seggio elettorale. L'episodio di Pasquale incornicia il film, che-fatta eccezione per una breve road scene introduttiva-comincia a Monaco di Baviera, al risveglio del nostro, e finisce con lo sfogo al seggio di Matera. Racchiudendo gli altri due episodi, la vicenda di Pasquale può essere vista come una chiave interpretativa all'intero film, che, come è stato notato, contiene riferimenti precisi all'emigrazione da Sud a Nord. 2 In questo breve testo, intendiamo esaminare la vicenda e il personaggio di Pasquale alla ricerca di una trama allegorica che catturi aspetti essenziali delle aspirazioni, delle esperienze, delle rappresentazioni e delle identità degli emigranti che torna(va)no in Italia. La cultura italiana, salvo importanti eccezioni, è caratterizzata da gravi lacune per quanto riguarda la rappresentazione delle vite e delle comunità che i nostri emigranti hanno costruito fuori dal territorio nazionale. 3 Quest'oblio del soggetto diasporico è associato a due tendenze culturali: da un lato, lo snobismo intellettuale delle nostre élite culturali, che hanno tradizionalmente trascurato le umili storie dei nostri emigranti 4 e dall'altro, il desiderio xenofobico di stabilire una distanza dalle vicende degli immigrati che si sono stabiliti in Italia negli ultimi 30 anni. 5 L'oblio dell'emigrante è insomma una funzione della doppia articolazione dell'Altro nazionale: da un lato, l'Altro interno, meridionale/terrone, e dall'altro lato l'immigrato extracomunitario, l'Altro assoluto. 6 In questo contesto, possiamo leggere il silenzio ostinato di Pasquale come metafora del silenziamento e dell'oblio delle miriadi di storie di migrazione da e verso l'Italia: non è tanto Pasquale che non parla, la verità è che nessuno ha voglia di ascoltarlo.

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