Fiche du document
2006
- handle: 10670/1.mhvm2k
Copyright PERSEE 2003-2024. Works reproduced on the PERSEE website are protected by the general rules of the Code of Intellectual Property. For strictly private, scientific or teaching purposes excluding all commercial use, reproduction and communication to the public of this document is permitted on condition that its origin and copyright are clearly mentionned.
Citer ce document
Andreas Rehberg, « Nobiles, milites e cavallerocti nel tardo Duecento e nel Trecento [Texte] », Publications de l'École Française de Rome (documents), ID : 10670/1.mhvm2k
Métriques
Partage / Export
Résumé
Il contributo pone il problema come i termini nobiles, milites e cavallerocti, riscontrabili nelle fonti, possono essere definiti ed integrati negli sviluppi socioeconomici di Roma nel tardo Duecento e nel Trecento. L’analisi dei documenti (cronache, statuti, lettere papali, atti notarili ecc.) riconduce i milites e cavallerocti alla militia di Roma – i primi come combattenti, gli altri almeno come contribuenti finanziari della stessa –, mentre i veri e propri nobiles vengono identificati nei baroni che si distinguono per il loro possesso di castra e diritti signorili in grande scala. Nel corso del tardo Duecento si assiste ad una fusione dei milites e cavallerocti con i vertici delle famiglie mercantili e bancarie in un gruppo assai omogeneo per le sue risorse economiche e per il suo stile di vita che si può chiamare una «aristocrazia vecchia » posta socialmente fra il popolo e il baronato. I cambiamenti politici ed economici dal 1360 però portarono ad un ulteriore allargamento dell’aristocrazia urbana romana che si presenta intorno al 1400 come il ceto dei nobiles viri preludenti ai gentilhomini quattrocenteschi, che non distinguono più tanto le radici dei suoi componenti in famiglie antiche e nuove.