Il reimpiego nell’architettura tra Cinquecento e Seicento : la basilica dei SS. Cosma e Damiano a Roma

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2008

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Roberta Maria Dal Mas, « Il reimpiego nell’architettura tra Cinquecento e Seicento : la basilica dei SS. Cosma e Damiano a Roma », Publications de l'École Française de Rome (documents), ID : 10670/1.o7qcpe


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La basilica dei SS. Cosma e Damiano a Roma è uno dei numerosi esempi di chiese secentesche realizzate su preesistenze dell’antichità classica, i cui valori storici devono essere ricercati nella comprensione dell’organismo architettonico come è giunto allo stato attuale e nella sua lettura storicocritica attraverso la distinzione delle fasi del processo di trasformazione del pontificato di Felice IV (526-530), di Clemente VIII (1592-1605) e di Urbano VIII (1623-1644). Nel VI secolo, da Felice IV è «recuperato» lo spazio tardo-antico che, senza sostanziali alterazioni dell’articolazione volumetrica e mantenendo tutti i materiali, è adibito a chiesa cristiana con impianto a sala e terminazione absidale, preceduto da un vestibolo. Durante il pontificato di Clemente VIII, sfruttando le preesistenze come struttura in elevato, è attuata la «riprogettazione» dell’insieme degli edifici precedenti, per adeguarli alla configurazione delle chiese della Controriforma a navata unica e cappelle laterali. Operazione che resta incompiuta e che è ultimata da Urbano VIII, il quale, intervenendo in continuità, ripropone lo schema planimetrico clementino rispondente al linguaggio tardo-manierista romano. I lavori di Urbano VIII devono essere interpretati come il «ridisegno della preesistenza» nella sua totalità, nel contesto più generale della «riutilizzazione» di realtà costruttive di epoche passate a Roma.

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