Per il collezionismo a Venezia nel Seicento : conservatorismo nostalgico e aperture al contemporaneo

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2001

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Stefania Mason, « Per il collezionismo a Venezia nel Seicento : conservatorismo nostalgico e aperture al contemporaneo », Publications de l'École Française de Rome, ID : 10670/1.trwmtt


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Il saggio indaga in parallelo Marco Boschini attraverso la sua descrizione delle gallerie coeve e di quella ideale nella Carta del navegar pitoresco (1660) e la realtà fornita dagli inventari d’archivio. Dagli elenchi dei dipinti di proprietà delle grandi famiglie dogali, si ricava l’impressione di un certo conservatorismo, con una spiccata tendenza nostalgica. Sempre dallo spoglio degli inventari e da un’indagine sulle provenienze emerge un elemento importante : il rinnovamento della pittura veneziana nei due momenti nodali dell’inizio degli anni venti e dei cinquanta si attua non tramite opere pubbliche, ma attraverso una capillare diffusione nelle collezioni private di dipinti d’artisti «forestieri » , cui contribuiscono in larga parte le scelte estetiche dei nuovi nobili che furono, in qualche caso, veramente notevoli e spregiudicate. Sono questi «homines novi » ad aprire all’arte contemporanea, nelle gallerie di formazione più recente, dalla metà del Seicento, quando anche l’uso degli spazi espositivi subisce un’evoluzione indipendente. Dal camerino o studio di anticaglie rinascimentale, il più delle volte eterogeneo e comunque riservato a un godimento strettamente personale del proprietario, si passa a una maggiore esibizione nel «portego » o «galleria » del palazzo di uno spaccato della pittura.

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