Coltura della vite, produzione e commercio del vino in Valtellina (secoli IX-XVIII).

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1 mars 2014

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Guglielmo Scaramellini, « Coltura della vite, produzione e commercio del vino in Valtellina (secoli IX-XVIII). », Territoires du vin, ID : 10670/1.u3vf55


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La specializzazione vitivinicola della Valtellina (Alpi Retiche, Lombardia, Italia) è una costante che ha caratterizzato le vicende della valle e del suo popolamento fin dal suo affacciarsi alla storia documentata. Peculiarità che si è affermata nel tempo con la sistemazione del versante retico (esposto a sud e dalle condizioni ambientali favorevoli alla vite, ma impervio), mediante l’opera ciclopica e plurisecolare di terrazzamento artificiale, che ha promosso lo sviluppo di una vitivinicoltura di qualità dall’Alto Medioevo (nei possessi di grandi monasteri o enti ecclesiastici), pur con momenti di crisi per motivi ambientali, economici, bellici, fitopatologici. La specificità di questi terrazzamenti risiede nell’espansione areale, continuità territoriale, estensione altimetrica, intensità costruttiva, antichità cronologica, durata temporale: caratteri che si sostanziano in una quantità e qualità dei manufatti tale da costituire un unicum nell’intero sistema alpino.La realizzazione dei terrazzamenti ha prodotto la totale artefazione del territorio del versante retico, rendendolo grandemente produttivo e generando uno scarto tra valore naturale dei suoli (spesso nullo, essendo nuda roccia) e loro capacità produttiva, dando vita a una filiera economica (coltura - vinificazione - commercio) che ha dominato la vita locale dal XV secolo al XX.Le pratiche agronomiche di costruzione e uso dei terrazzamenti viticoli, in quanto basilari nell’organizzazione economica e sociale, sono state essenziali per la formazione e l’esistenza della società valtellinese, imprimendole speciali caratteri e connettendone tutte le componenti: i coltivatori, impegnati nella realizzazione dei manufatti con cospicue forme di auto-sfruttamento; i proprietari, la cui ricchezza dipendeva dalle rendite fondiarie della sovra-produzione ottenuta su terreni poveri e scarsi; i professionisti (medici, avvocati, notai), artigiani e artisti, non legati alla terra, traevano i loro guadagni dalla ricchezza messa in circolazione dalla domanda di beni e servizi dei proprietari fondiari. Tutte le espressioni della società, perciò, sono state legate al fenomeno del terrazzamento artificiale: giuridiche (contratti agrari) e agronomiche (tipologie colturali, sistemi produttivi, cicli ergonomici), “cultura materiale” contadina (dimora, edifici utilitari come i torchi comunitari, attrezzi del lavoro), infrastrutture (mobilità viaria, controllo delle acque), edilizia civile e religiosa; dalle difficili condizioni di vita degli agricoltori al benessere dei proprietari, tutto è dipeso, fino a un passato recente, dal plusvalore che solo il terrazzamento artificiale di ambienti morfologicamente ostili consentiva all’agricoltura locale tramite la coltivazione della vite e la produzione di vini di qualità. Il principale mercato di sbocco è stato sempre a Nord delle Alpi, soprattutto dopo l’aggregazione alle Leghe Grigie (1512-1797).Di tale caratteristica testimoniano non solo la documentazione d’archivio, ma anche una bibliografia molto varia, opera di studiosi, letterati e intellettuali di vario rilievo, italiani e stranieri (da Leonardo da Vinci a Matteo Bandello a Conrad Ferdinand Meyer a Hermann Hesse), che hanno contribuito alla diffusione europea della fama del vino di Valtellina secondo un modello basato su fama, eccellenza, valore economico, territorialità del prodotto (armonia col terroir e i suoi caratteri peculiari).

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